Mostra del Laboratorio di fotografia
Progetto PCTO
Liceo Scientifico e Linguistico Marconi, Milano
in collaborazione con l’Associazione Circuiti Dinamici.
Referenti del progetto: prof.ssa Anna Epis e prof.ssa Vincenza Vasallucci
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VERNICE
Sabato 30 aprile, ore 18
Via Giovanola 21/c Milano (MM2 Abbiategrasso)
La mostra rimarrà aperta fino al 6 maggio 2022, nei giorni:
lunedì 2 maggio, martedì 3 maggio, giovedì 5 maggio e venerdì 6 maggio, dalle ore 16 alle ore 18.
FOTOALBUM
ALLESTIMENTO | IMMAGINI DELL’INAUGURAZIONE | IMMAGINI DEI LAVORI ESPOSTI IN MOSTRA
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FOTOGRAFI
Bruno Abbadessa, Elisa Bagliore, Gloria Baldi, Claudia Barattieri, Ilaria Bertuglia, Luca Bontempi, Federico Boschiero, Matteo Brunetti, Francesca Buffo, Gianluca Chiappa, Dennis Civiltà, Alessandra Cognata, Ana Maria Coubis, Emanuel Cresci, Morin Daoud, Letizia Di Franco, Giulia Maria Fulmini, Brisa Garcia, Chiara Gaudioso, Paolo Gavagni, Davide Geroni, Yeting Huang, Marina Ishak, Amina Karim, Federico La Forgia, Gabriele Lasagna, Silvia Lazzaron, Alessia Lo Sapio, Federico Lombardo, Maddalena Macchia, Beatrice Maniero, Chiara Mastronardi, Valeria Modello, Sofia Nadalini, Beatrice Palazzo, Giovanni Palladino, Michelle Passarella, Elena Sofia Pompei, Gabriele Rebizzi, Maria Angela Rivera, Luca Rivolta, Miriana Rossetti, Veronica Sardi, Ritika Seetul, Lara Sessi, Luca Tonduto, Melissa Trivella, Tatiana Valverde Sokolova, Francesca Zambrano.
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CURATELA
Lorenzo Argentino, Associazione Circuiti Dinamici
Anna Epis e Vincenza Vasallucci, Liceo Scientifico e Linguistico Marconi
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PRESENTAZIONE
Aldo Torrebruno, Associazione Circuiti Dinamici
con: Lucrezia Beretta, Ana Maria Coubis, Amina Karim, Federico La Forgia, Liceo Scientifico e Linguistico Marconi
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Riemergere olobionte
La mostra collettiva che possiamo ammirare è il frutto di un percorso di PCTO realizzato dalle studentesse e dagli studenti del Liceo Scientifico e Linguistico Marconi di Milano, in collaborazione con Circuiti Dinamici e microbo.net
Si tratta di una riflessione svolta da una cinquantina di studentesse e studenti, sotto la guida delle prof.sse Epis e Vasallucci, su un tema sicuramente complicato ma quanto mai attuale: dopo due anni di privazioni, infatti, finalmente sembra che sia possibile tornare a riemergere, con cautela, con attenzione, ma con la sensazione che si sia nella giusta direzione. Sicuramente il mondo non tornerà più quello di prima, sarà impossibile pensare di mettere tra parentesi questi due anni, che ci hanno tolto tanto, ma anche dato la consapevolezza del fatto che non possiamo e non dobbiamo ignorare la complessità che siamo: riemergere, sì, ma con la consapevolezza di essere più complicati di quanto pensassimo, meno monolitici, per l’appunto, olobionte. La quantità di ospiti microscopici con cui conviviamo è pari per peso a quella del nostro cervello: ora sappiamo che questo convivere può presentare rischi enormi ma al contempo ci consente di esistere e da questa consapevolezza vogliamo e dobbiamo ripartire.
Il lavoro svolto al Liceo Marconi ha seguito almeno due direttrici: da una parte infatti, gli studenti hanno esplorato la storia della fotografia, perché prima di iniziare a scrivere con un medium nuovo è necessario diventare lettori consapevoli di tale medium, operazione tutt’altro che banale ma fondante, perché è impossibile utilizzare un linguaggio in maniera adeguata se non lo si è conosciuto attraverso l’opera degli altri, di chi è più esperto di noi. A seguire, o meglio, in contemporanea, si è iniziato a proporre a studentesse e studenti alcuni percorsi da seguire per iniziare a raccontare la propria storia per immagini: esercitazioni guidate che disegnassero dei confini entro cui stare al fine di permettere alla creatività di ognuno di esprimersi al meglio. In tal senso, preme ricordare un aspetto sottolineato da Mitch Resnick nel suo libro “Come i bambini”: la creatività viene infatti non inibita, ma agevolata, da un confine entro cui stare, la pagina bianca, la libertà espressiva assoluta che esiste in ambienti totalmente destrutturati, infatti, presuppone un’enorme capacità inventiva o rischia di risultare limitante, perché lo spazio delle possibilità è talmente ampio da risultare bloccante per la maggior parte dei fotografi, soprattutto se alle prime armi. Al contrario dei confini definiti, ma non eccessivamente strutturati, sono di grande incoraggiamento per la creatività di ognuno, perché consentono di inserirsi in una struttura, di conoscere quali limiti non debbano essere sorpassati e quindi di offrire la propria visione in maniera creativa ma senza dover affrontare l’horror vacui della pagina bianca.
Così la mostra si è popolata, dapprima attraverso un insieme di immagini che esprimono l’individualità, collegata agli iniziali tentativi di utilizzo dello strumento fotografico e in seguito di un nutrito gruppo di gru giapponesi: simbolo di speranza e libertà, buona sorte e lunga vita. La gru giapponese rappresenta per i circa 50 fotografi la speranza che torna, dopo che i due anni faticosi si sono fatti sentire, tangibili, sulla loro carne. Ognuno ha potuto offrire la propria interpretazione di questo doppio movimento, raccontando secondo la propria sensibilità quanto è accaduto e ciò che si augura avverrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni, in un mondo sicuramente differente, cui arriviamo con una consapevolezza nuova.
Il laboratorio ha prodotto un piccolo sito web, ove è possibile visionare le immagini dei fotografi e seguire le varie fasi della mostra.
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